Il 26 ottobre 1946 Birolli, Guttuso e Morlotti firmarono a Roma, nello studio di Guttuso, una breve lettera indirizzata ai “carissimi ex-Secessionisti” (fra i quali Pizzinato, Santomaso e Vedova) in cui comunicavano loro la decisione di mutare il nome precedentemente ipotizzato di “Nuova Secessione Artistica italiana” in quello più battagliero di “Fronte Nuovo”. Alla nuova formazione si aggiunsero presto gli scultori Viani, Fazzini, Franchina e Leoncillo; e i pittori Corpora e Turcato.
Nasceva così il primo gruppo che, nel dopoguerra, riuniva le forze più vitali dell’arte giovane italiana con l’intento di instradarne il cammino a misurarsi con l’arte europea, riscoperta dopo gli ultimi anni del periodo fascista, e in particolare con il linguaggio neo-cubista.
Dopo una presenza coesa alla Biennale del ’48, il “Fronte” si ripresentò unito in occasione di una vasta collettiva promossa dall’Alleanza della Cultura di Bologna, nell’ottobre del ’48, a Palazzo di Re Enzo, nel capoluogo emiliano, stavolta assieme a molte altre presenze. In quella circostanza, l’attacco che venne all’ala ‘astrattista’ del “Fronte” dalle colonne di “Rinascita” e da parte di Palmiro Togliatti sancì la dispersione del gruppo. D’altronde – dopo le elezioni dell’aprile, che avevano visto il trionfo della Democrazia Cristiana, e dopo il congresso di Wroclaw dell’agosto – il Partito Comunista stava elaborando le ragioni di un’opposizione intransigente anche in campo culturale, che avrebbe di lì a poco condotto alla piena esplicazione della dottrina del “realismo socialista”, cui avrebbero aderito, fra gli altri, Guttuso e Pizzinato, provenienti appunto dal “Fronte Nuovo”. Minato a Bologna, il gruppo si sciolse ufficialmente due anni dopo: una stagione difficile ma importante dell’arte italiana s’era conclusa.
Dalle sue ceneri, e in particolare dalla sua costola più propensa ad un linguaggio non figurativo, prese avvio una nuova aggregazione d’artisti (Birolli, Corpora, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova provenienti dal “Fronte”, cui s’aggiunsero Afro e il più giovane Moreni). Gli “Otto pittori italiani” – come li definì Lionello Venturi in un volume edito nel maggio del 1952, che costituirà il loro principale viatico critico – esordirono alla Biennale di Venezia dello stesso 1952, ed esposero più o meno compatti, in Italia e in Europa, fino al 1954, declinando un linguaggio “astratto con ricordi di natura” che appunto Venturi stesso aveva battezzato anni prima “astratto-concreto”. Questo bilico, in fondo ambiguo e irrisolto, fu il cemento che unì per qualche tempo l’azione degli “Otto” (e di altri artisti italiani che ad essi allora guardarono); ma già in occasione della XXVII Biennale (1954) si evidenziarono le prime fratture (di Morlotti, transfuga verso la sirena dell’“ultimo naturalismo” di Francesco Arcangeli, e presto di Vedova) che porteranno allo scioglimento del gruppo.
Italia 1946-1954: dal Neocubismo all’“Astratto-Concreto”
Italia 1946-1954: dal Neocubismo all’“Astratto-Concreto”
Opere
Veduta di città
La tela, divisa sulla linea dell’orizzonte in due metà quasi equivalenti, mostra nella parte inferiore una trama fitta di segni quasi monocromi, e in alto la veduta coloratissima e disordinata di una città, che giunge a sfiorare l’orizzonte altissimo e quasi occluso, saturando lo spazio di infinite notazioni cromatiche.
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Porto
Tralicci, ponteggi, altre imprecisate strutture rievocano la densa attività che contraddistingue un cantiere portuale. Un ambiente di lavoro, dunque: ma tutto vi avviene sulla superficie, senza fughe prospettiche verso un fondo solo sommariamente indicato da pochi colori purissimi (l’ocra ad indicare la terraferma, sovrastato dall’azzurro del mare), irrelati ad una plausibile rappresentazione naturalistica.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Pescatori e mareggiata
Due barche e i loro occupanti solcano un mare in tempesta: gli azzurri fondi, i grigi ferrosi, il bianco improvviso della schiuma fanno la ristretta cromia del dipinto, che svolge un tema già trattato da Guttuso l’estate del ’49, e ripreso l’estate successiva: la pesca del tonno sulla costa calabrese di Scilla.
Dipinto
XX Sec.
Figurativo
Paesaggio
Nei colori accesi, alterni fra scoppi di luci e forre d’ombra annottata, fra neri incupiti e rossi di fiamma, dati con gestualità immediata e libera sulla tela, non si riconoscono forme mimetiche del mondo naturale. A partire dal 1950-’51, in verità, il neo-cubismo di Corpora esplode in forme frante e scheggiate, che ottundono e quasi nascondono lo spunto di realtà da cui l’immagine ha preso le mosse.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Officina di notte
Indistinguibili macchinari saturano lo spazio della composizione, governata dai cupi rimbombi di tralicci e sbarramenti che costituiscono il ritmo di superficie dell’immagine, tramata da un geometrismo pur imperfettamente delineato: è quanto la memoria, strumento di retrocessione nella coscienza dell’ingombro del reale in questi anni frequentato anche da molti compagni di strada di Santomaso, restituisce del pretesto figurativo da cui muove l’occasione del dipinto – un’officina, appunto, nella sosta notturna del lavoro.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Officina
I fabbricati industriali si presentano come pure forme geometriche esaltate dai contrasti tra gamme cromatiche pure, di bianco luminoso, di blu cupo e di rosso scuro. Il tema della bidimensionalità, che ben presto prenderà campo nelle sue opere astratte segna quest’opera con l’abbandono radicale d’ogni illusionismo prospettico, è qui svolto da Turcato in una soluzione limpidamente evidente.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Natura morta con caffettiera
In quest’opera – che nella composizione degli oggetti d’uso quotidiano, rivela la discendenza dalla tradizione moderna inaugurata da Cézanne - Afro orienta verso esiti nuovi gamme cromatiche luminose memori delle grandi tradizioni della pittura veneta.
Dipinto
Natura morta
Massacro
A terra, fra rivoli rossi di sangue, giacciono i corpi dei fucilati, su uno dei quali si piega, come a chiedere ragione di quella morte, un cavallo. Due uomini, uno dei quali armato, sorvegliano; sono forse essi stessi gli autori di quel massacro? Sulla scena grava un silenzio ottuso e interrogante.
Dipinto
XX Sec.
Figurativo
Imbarcazioni
Forme di incerta sostanza, ricondotte da una vaga memoria di natura a canone geometrico (ovali, triangoli, trapezi …), nitidamente individuate da un deciso segno marginale, s’incastrano sul piano di posa, ordinate sul filo dell’orizzonte come fossero oggetti d’una natura morta.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Finestra sul verde
L’anta della finestra si apre in tralice a sinistra, e sottolinea con la strombatura sommariamente delineata la sua funzione essenzialmente prospettica: più oltre si apre, invaso di luce, governato dai gialli e dai verdi qui e là rialzati da rintocchi di rosa o d’azzurro, un brano di disordinata boscaglia, inquadrata dal vano scuro della finestra e come proiettata su di uno schermo cinematografico.
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Le cucitrici
Una di fronte e una di profilo, strette l’un l’altra in poco spazio, due donne sono intente a cucire, in quello che è evidentemente per loro un mestiere, esercitato forse nel retro d’una piccola bottega artigiana: siamo dunque condotti dal dipinto all’interno di un ambiente di alacre lavoro.
Dipinto
XX Sec.
Figurativo
Composizione 777
Elementi naturali – forse rovi, o cespugli – appaiono, trasfigurati, dietro lo sbarramento dei legni scuri di una rustica staccionata. Ovvero, per converso, sono solo segni, colori, geometrie che squassano la superficie? Come sempre in questi suoi primi anni maturi, Moreni oscilla fra una memoria imperfetta di un dato di realtà e un’intenzione integralmente astratta; e lascia volutamente che la figura si bilanci fra le due vocazioni.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Composizione
Poche forme ispirate a canoni rigorosamente geometrici si incastrano l’un l’altra sulla piccola superficie del dipinto; le riempiono un rosso e un nero, un bianco purissimo e un tenue colore d’acqua, ciascuno, al loro interno, non toccati dal chiaroscuro: colori, tutti, quasi didascalicamente puri, lontani dal rendere qualsiasi sensazione atmosferica.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Composizione
Il dipinto affastella sulla primissima pelle una miriade di oggetti, non tutti riconoscibili ma comunque attinenti alla pesca: come spesso avviene in questi anni di Birolli, che alterna l’attività a Milano e Parigi con lunghi soggiorni, anch’essi gremiti di lavoro, sulle coste bretoni.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Agosto in Friuli
Aggregate al centro del dipinto, sembrano lì darsi convegno e intrecciare un misterioso dialogo le forme ormai immemori di ogni mimesi naturale. Le bagna un colore variato, orchestrato sui gialli e gli aranci, ma nel cui concerto appaiono i rosa, i bruni, i bianchi, gli azzurri: percorsi e legati l’un l’altro, quei corpi cromatici, da un segno lieve e su sé stesso ritornante, interrogativo.
Dipinto
XX Sec.
Astratto