Il dipinto affastella sulla primissima pelle una miriade di oggetti, non tutti riconoscibili ma comunque attinenti alla pesca: come spesso avviene in questi anni di Birolli, che alterna l’attività a Milano e Parigi con lunghi soggiorni, anch’essi gremiti di lavoro, sulle coste bretoni. Colori accesi e variati saturano le forme, non toccate dal chiaroscuro (il che accentua il valore di superficie che l’immagine persegue), e percorse da una frequente, accelerata scrittura.
Il pittore è all’acme del suo neo-cubismo, legato a modelli sia di Braque che del Picasso di Antibes (Birolli, per quanto anch’egli militante comunista, si tiene invece lontano dai temi e dai modi più apertamente prossimi alla denuncia politica e sociale propri del maestro catalano). Nel 1950 partecipa con quattro dipinti di questo orientamento stilistico alla XXV Biennale, ove espone nella sala che accoglie i futuri aderenti al “Gruppo degli Otto” (tutti tranne Afro che, invitato, ha declinato l’invito), ed altri artisti più decisamente votati ad un espressionismo realista, come Zigaina. Non diversamente da Santomaso, con il quale è in frequente rapporto epistolare, lascia peraltro che la sintassi cubista si arricchisca di intenzioni segniche e di più abbandonati automatismi della mano, ascoltando la suggestione di Hans Hartung.
Renato Birolli, Composizione
Composizione
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1949
Materia e tecnica
Tecnica mista su carta
Misure
cm 65 x 50
Compilatore
Fabrizio D'Amico