Sergio Romiti, Imbarcazioni

Imbarcazioni

Imbarcazioni

Forme di incerta sostanza, ricondotte da una vaga memoria di natura a canone geometrico (ovali, triangoli, trapezi …), nitidamente individuate da un deciso segno marginale, s’incastrano sul piano di posa, ordinate sul filo dell’orizzonte come fossero oggetti d’una natura morta. Il gran chiarore del fondo sospinge quell’assise di oggetti a precipitare in avanti: e a iniziare quasi, attorno all’asse dell’orizzonte, un lento moto circolatorio che le conduce a una rotazione su sé stesse.
È una spazialità, quella generata da Romiti in questo dipinto (che certo può annoverarsi fra i primi che attingano una sostanziale indipendenza dal linguaggio neo-cubista degli esordi: dal quale egli prende le distanze la prima volta con le Macellerie del ‘49) che gli apparterrà per alcuni anni, almeno sino alla metà del decennio. Sono ‘tavoli’, ‘mensole’, ‘stirerie’ a costituire allora il piano di posa su cui si dispongono gli oggetti costruiti con poco, vieppiù rarefatti nella luce che progressivamente li riduce a segni: eppure, nonostante l’indipendenza da una mimesi testuale della realtà, Romiti mantiene ora al suo colore una permeabilità atmosferica, una capacità di emozionarsi di fronte alle luci e alle temperature della natura: così che Corpora, o Santomaso, gli sono più prossimi, adesso, che non i concretisti milanesi.

Artista

Sergio Romiti

Cronologia

1951

Materia e tecnica

Tempera su carta riportata su tela

Misure

cm 51 x 71

Compilatore

Fabrizio D'Amico

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