Il Futurismo è stato, come ben noto, il più importante movimento artistico d'avanguardia nell' Italia del primo Novecento ed è considerato alla stregua di una violenta ondata che ha travolto ogni forma della tradizione, per approdare a un'inedita visione basata sull'esaltazione della velocità e del movimento. Ma se questi, in effetti, sono i temi di fondo del futurismo, già enunciati dal suo fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, nel Manifesto del 1909 apparso a Parigi su Le Figaro, i pittori che aderirono al suo messaggio (che presero il nome, appunto, di futuristi e che a loro volta pubblicarono una serie di Manifesti relativi al rinnovamento della pittura, della scultura e dell'architettura a partire da quello del febbraio 1910) dovettero, al di là dei soggetti che assunsero, fare i conti con i problemi ben più complessi di una forma nuova in cui esprimerli, che avesse la forza di operare una radicale metamorfosi nel modo di dipingere allora in auge. Questi artisti furono Umberto Boccioni, Gino Severini, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Giacomo Balla. Quest'ultimo più anziano degli altri torinese ma residente a Roma introdusse Boccioni e Severini alla sua cultura divisionista e post-impressionista, della quale parteciparono del resto anche Carrà e Russolo. Inizialmente la loro pittura fu una forzatura in chiave violentemente espressiva dei principi coloristici del divisionismo (nei loro scritti esaltavano infatti, il “complementarismo congenito” ed asserivano che tutti i colori dell'ambiente si riflettono sul volto e sulle figure dei personaggi); in seguito, venuti a conoscenza nel 1911 e 1912 (anno quest'ultimo della mostra futurista a Parigi) delle novità del cubismo, adottarono principi di scomposizione e sintesi delle figure, basandosi anche e soprattutto sul concetto di “simultaneità”: simultaneità di passato (ricordi) e presente, di figura e ambiente reciprocamente interagenti, investiti da un dinamismo che fu assunto come principio universale. Su questo punto tuttavia confliggevano le ricerche di Balla (estese alla fotografia da A. G. Bragaglia ) e di Boccioni. Il primo infatti si dedicò a rendere il movimento come successione d'immagini “scattate”in momenti successivi; Boccioni invece immaginò il dinamismo come un gioco di forze sprigionato dalle figure ed echeggiato dall'ambiente. Russolo seguì l'indirizzo di Balla, Severini e Carrà (staccatisi tuttavia, sostanzialmente, dal movimento marinettiano fin dal 1914-15) si avvicinarono di più alla concezione boccioniana, con particolare attenzione, da parte di Carrà alle ricerche cubiste. Altri aspetti fondamentali del primo Futurismo figurativo furono il “polimaterismo”, cioè l'introduzione nell'opera d'arte di materiali estranei alle tecniche tradizionali, iniziato da Boccioni nelle sue sculture del 1912-15, proseguito da Balla e Depero nell'ambito del “Manifesto della Ricostruzione futurista dell'Universo” (1915), e portato avanti con assiduità e nuove invenzioni da Enrico Prampolini, nell'ambito del “secondo Futurismo”,fino agli anni Cinquanta. Caratteristica del cosiddetto secondo Futurismo, che molti considerano non del tutto a torto una fase declinante del movimento marinettiano, dopo la scomparsa di grandi figure come Boccioni e Sant'Elia e le defezioni di Carrà e Severini, fu soprattutto la “areopittura”, che ispirandosi a vedute dall'aereo, valorizzava la presenza ormai dominante di questo nuovo mezzo di comunicazione che il movimento futurista al suo primo apparire poté solo presagire.
Oltre alla pittura e alla scultura il Futurismo trovò applicazione nella letteratura, sulla scia di Marinetti (che teorizzò non solo le “parole in libertà” ma anche alla scrittura automatica e le onomatopee astratte), nonché nell'architettura, nella musica, nel cinema, nel teatro, nella danza, nella recitazione e declamazione, configurandosi quindi come prima ed unica avanguardia “totale”, ricca di influenze sugli sviluppi dell'arte nel XX secolo, dal Dadaismo al Surrealismo e fino alla Pop-Art.
Il Futurismo
Il Futurismo
Opere
Simultaneità organica
Tipico prodotto del Secondo Futurismo, ispirato dai modi di Prampolini, questo dipinto sembra voler confrontare con la “simultaneità” dei tempi e degli spazi, una “simultaneità organica” che è simbiosi delle forme dell'uomo con quelle della natura e del cosmo.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
La seggiola dell'uomo strano
Balla nel 1929 aveva appena preso possesso della sua nuova casa in via Oslavia n. 39 b, come ha scritto la figlia Elica: “C'era un terrazzo a livello con molto sole. Nei primi tempi che eravamo ad abitare la casa di via Oslavia mio padre dipinse la porta del terrazzo ne La seggiola dell'uomo strano, uno degli ultimi quadri futuristi”.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Ritratto del Dottor Giordani
Si tratta di una preziosa testimonianza dell'attività futurista di Severini nel 1913. Questa data, insieme all'indicazione del mese (luglio) e al nome della città dove Severini operava (PARIS) è iscritta in basso a destra mentre dal lato opposto si legge la dedica: “ Al carissimo amico Giordani, affettuosamente Gino Severini”.
Dipinto
XX Sec.
Ritratto
Piazza di paese
Il dipinto si colloca nel momento della più esaltata adesione al movimento futurista, che Marasco identifica nel dinamismo plastico boccioniano. Di esso questa opera riprende il codice scompositivo in volumi di un rude rilievo e di uno squassante movimento, che coniuga nella sua “simultaneità” brani di paesaggio nello sfondo, con costruzioni e figure distribuite a diversi livelli.
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Paesaggio o Lirica al tramonto
Il dipinto appartiene al movimento moderatamente avanguardistico che, andava sotto la sigla di Nuove Tendenze e risale all'anno (1914) in cui il Gruppo tenne a Milano la sua prima e unica mostra.
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Paesaggio futurista
Si tratta di un dipinto assai intenso pur nelle sue ridotte dimensioni che sono dovute molto probabilmente alla natura di bozzetto che quest'opera sembra rivelare. I colori pesanti ma animati da violenti contrasti di toni complementari (soprattutto i verdi e i rossi) saturano le forme sventagliate nello spazio.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Mare velivolato
Si tratta di uno degli arazzi che Balla inviò a Parigi nel 1925 alla “Exposition Internationale des Arts Decoratifs et Industrielles Modernes”,che presentava anche opere di Prampolini e Depero, intitolato allora “ Mer, voiles, vent”, nel 1986 appare con il titolo “Mare velivolato”e datato 1925.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Espansione di luce + movimento
Questo bellissimo dipinto che probabilmente risale agli anni Venti del XX secolo è un precoce esempio di pittura astratta ispirata alle libere forme triangolari e circolari di Giacomo Balla che si intersecano nelle loro danze celesti, ma influenzato anche dalle più affollate composizioni dinamiche di Gino Severini e da quelle addirittura congestionate di Umberto Boccioni.
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Dalie luminose
Questo soggetto è trattato da Balla tra il 1931 (data di un primo dipinto di dalie in collezione privata a Roma) e il 1945, quando l'artista ne esegue un secondo dal titolo Splendore di dalie. Qui non solo è ripetuto lo stesso tema, ma è analoga, soprattutto al dipinto del 1945, anche la composizione.
Dipinto
XX Sec.
Natura morta
Composition sur une courbe algebrique
Si tratta di una tipica composizione astratta degli anni Cinquanta nei quali Gino Severini fece ritorno al Futurismo dopo la lunga parentesi figurativa intercorsa tra le due guerre. Il titolo che allude ad una curva algebrica attesta il vivo interesse dell'artista ai rapporti tra il “numero” e le forme, quale si era già manifestato negli anni di pubblicazione del suo “Du Cubisme au Classicisme” (1921).
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Colpo di fucile domenicale
Il dipinto che è firmato in bassa a destra “Balla futurista” è una tipica composizione astratta risalente al periodo in cui Balla abbandonato ogni sia pur indiretto riferimento figurativo, lascia libera la propria fantasia di disegnare arabeschi curvilinei che si intrecciano nel campo del dipinto creando accordi tra gli azzurri, i gialli e i grigi accanto a contrasti tra i neri e i rossi con improvvisi “vuoti” di bianco.
Dipinto
XX Sec.
Astratto