Il dipinto, firmato in basso a destra “G. de Chirico”, è una delle migliori repliche del famoso dipinto metafisico I Pesci Sacri (uno dei più noti capolavori della produzione metafisica di de Chirico), pubblicato per la prima volta nel 1919 nella monografia edita da “Valori Plastici” e appartenuto al fondatore del movimento e dell'omonima rivista, Mario Broglio, che lo espose in una mostra del gruppo, tenutasi nel 1921 in Germania. La prima replica fu eseguita dall'artista dietro richiesta di Eluard e Breton.
La presente, ulteriore replica databile agli anni Trenta, ripropone la stessa orchestrazione di bruni dalle tonalità bronzee del dipinto originario, animati da una luce che proviene frontalmente e che scivola sugli oggetti allungandone le ombre cupe. Su una tavoletta che taglia in obliquo il centro della composizione e che evoca una specie di altare, sono situati due pesci dalle squame argentee che rilucono sul fondo di tono ardente di un contenitore rettangolare; essi sono fiancheggiati a destra da una quinta scura e sul lato opposto da un vaso (o candeliere ?) che reca in cima un fiore stellato.
Il primo piano è occupato da poliedri sovrapposti, dai colori vivaci che proiettano le loro ombre sul contenitore dei pesci. Questi nel loro accostamento formano una croce rovesciata, che richiama la loro qualifica di “sacri”. Il mistero dechirichiano si nutre, in questo dipinto, di un simbolo religioso. Anche la candela, lo strano vaso, il dialogo delle ombre concorrono a creare questa suggestiva atmosfera.
La candela, gli elementi geometrici e il chiarore flebile che lambisce l'immagine sembrano alludere, in effetti, ad un nuovo significato simbolico che si aggiunge alla già ricca e densa iconologia cristiana del pesce.
Giorgio De Chirico, I pesci sacri
I pesci sacri
Dipinto
XX Sec.
Natura morta
Artista
Cronologia
Fine anni Trenta
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 60 x 50
Compilatore
Augusta Monferini