Prima dell'adesione al Futurismo, Giacomo Balla praticava una pittura postimpressionista, aggiornata secondo i modi di un personalissimo divisionismo. Questo Autoritratto del 1902 è un capolavoro che documenta bene le ricerche dell'artista a questa data: il tessuto pittorico è composto da pennellate frantumate e dinamiche, ora filamentose “all'italiana”, ora più influenzate dal puntinismo francese, comunque dotate di una loro profonda originalità e vivacità. La trama pittorica, fitta e incrociata crea una fusione tra la figura del pittore e lo sfondo; il disegno scompare, riassorbito in questa matassa di segni colorati; la forma è dissolta nel groviglio dell' impasto che respira e, come fermentato, pulsa nella luce che lo investe; l'andamento della luce anima le forme, come sfiorandole dall'alto; la figura si affaccia, leggermente obliqua, nel riquadro della tela con un taglio di natura fotografica, che conferisce immediatezza e intensità di presenza all'immagine. Il busto si staglia su una parete tinteggiata a larghe bande di colore che si alternano nel fondo in un tremolio di piccole macchie fuse in un unica tonalità dominate. Gli occhi pur integrandosi al contesto pittorico che li assimila al proprio magma, risaltano con la vivacità di uno sguardo penetrante che fissa l'osservatore e “buca” lo schermo della tela, come oggi si dice a proposito di quello televisivo.
Giacomo Balla, Autoritratto
Autoritratto
Dipinto
XX Sec.
Ritratto
Artista
Cronologia
1902
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 59 x 43,5
Compilatore
Augusta Monferini