Filippo de Pisis nasce a Ferrara nel 1896, figlio del conte Luigi Tibertelli; prenderà fin dalle prime prove letterarie lo pseudonimo che conserverà sempre, ispirandosi a un suo antenato illustre, il capitano di ventura Filippo da Pisa. Trascorre, avvolto dall’amore materno e dal privilegio famigliare, un’infanzia e una giovinezza colme di studi, i più vari. Botanico, entomologo, storico letterato, poeta, miniatore; è tutto ciò il giovane De Pisis, che a vent’anni, studente della facoltà di Lettere a Bologna, conosce i fratelli De Chirico, ai quali lo stringerà a lungo un filo resistente. Dopo la laurea, va a Roma, dove frequenta tutta l’intellighenzia capitolina, e dove matura la sua vocazione di pittore.
Sempre all’ansiosa ricerca di più larghi orizzonti, nel ’25 si trasferisce a Parigi, dove, dapprima prossimo alla metafisica dechirichiana, ma presto del tutto indipendentemente, sviluppa un linguaggio autonomo e maturo in pittura: che intende come cortocircuito sempre prossimo all’esistenza, come rapinoso atto di possesso delle gioie della vita.
Espone sempre più frequentemente, a Parigi, in Italia (con la patria non interrompe mai i contatti, tornandovi tra l’altro ogni estate), a Londra, tra l’altro. A Parigi si trattiene fino al ’39, quando la guerra ruba alla città, ai suoi occhi, il fascino mondano che essa possedeva. Torna “alla dolce patria”, e si stabilisce prima a Milano, poi a Venezia, dove acquista una grande dimora, una gondola personale, e dove vive anni nuovamente pervasi di gioie e avventure. “Fiori et amori”, dice di voler avere; in realtà, una improvvisa recrudescenza della malattia, d’origine nervosa, che cova da tempo lo costringe – dopo un breve ritorno a Parigi nel ’48 – a ricoveri sempre più frequenti in sanatori e case di cura. La pittura si fa più rada, da allora al ’53, quando data gli ultimi quadri; ma tocca vertici di una qualità assoluta, amari testimoni di una vita ormai pervasa dal dolore.
De Pisis muore a Milano nel 1956.
Filippo De Pisis
Filippo De Pisis (Ferrara 1896 - Milano 1956)
XX Sec.
Compilatore
Fabrizio D'Amico