Filippo De Pisis, Natura morta con fiasco e ventola

Natura morta con fiasco e ventola

Natura morta con fiasco e ventola

È gremita di cose, questa giovanile natura morta del “marchesino pittore”, come de Pisis amò chiamarsi: un fiasco, un orcio, una tazza, un vetro, una ventola e, sparsi sulla tavola che scivola lenta verso il fruitore, frutta e ortaggi. Unico segnale del pittore che verrà, il motivo del quadro nel quadro, appena alluso dalla cornice che appare sulla destra.
Da qualche anno De Pisis è a Roma, nel ’23: proprio in quella primavera, durante un soggiorno di qualche mese ad Assisi, ove ha un incarico di supplenza in una scuola, matura definitivamente la decisione di farsi, oltre che letterato e poeta, anche pittore. È, dagli anni ferraresi, amico di De Chirico, che ritrova anche a Roma; ma nelle numerose prove di questo tempo è soprattutto la pittura romana d’anni Venti che lo guida e lo seduce: Spadini e, in particolare, la natura morta di Socrate sembra qui condurlo verso un’immagine di nitore ottico neo-secentesco, non ancora avvinta da quella rapinosità di tocco che, con l’arrivo a Parigi, lo avvierà su strade ben più personali e moderne. Ma, come questa tela dimostra, è proprio in questa parentesi romana che De Pisis affina definitivamente gli strumenti tecnici che gli consentiranno di qui a breve di adire alla sua prima maturità di pittore.

Cronologia

1923

Materia e tecnica

Olio su tela

Misure

cm 63 x 73

Compilatore

Fabrizio D'Amico

Condividi su