“Penso che nei miei quadri si veda che lo spazio è curvo”, ha scritto una volta Tancredi: e questo motto sembra attagliarsi perfettamente a questo dipinto, ove una miriade di leggere e volitanti lamelle scure s’aggrumano al centro della composizione e diradano poi nelle quattro direzioni, offrendo la sensazione di un corpo convesso che graviti nello spazio.
Il dipinto appartiene alla stagione che Tancredi ha chiamato “natura = spazio”, contaminando i due termini che appartengono l’uno al mondo dell’esperienza, l’altro a quello dell’astrazione. Ma è appunto sempre un’astrazione che si fonda e si parte da un fenomeno naturale, quella cui dà figura Tancredi: emozionata sempre da una luce, o da una memoria, di una realtà. Lontano dall’informale nostro ‘padano’, sovente sovraccarico di materia, coinvolto e sofferto, Tancredi è parimenti distante da un’algida enumerazione di morfemi astratti. “Dal punto” – elemento basilare del suo linguaggio plastico che diceva gli discendesse da Mondrian – “io parto attraverso grafie e colori istintivi per la conquista di nuove immagini di natura”, ha scritto ancora: e davvero in ogni sua immagine, ed esemplarmente in questa che si pone ad un vertice della sua breve maturità, l’istinto, la libertà compositiva, la renitenza all’assioma sono per lui una guida costante.
Tancredi Parmeggiani, Senza titolo
Senza titolo
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1955
Materia e tecnica
Tecnica mista su masonite
Misure
cm 124 x 170
Compilatore
Fabrizio D'Amico