Una lunga striscia di luce percorre, in basso, tutto il dipinto; sotto di essa, una stretta lingua di terra designa un lontanissimo orizzonte. Al centro, quella lingua di colore più sordo s’impenna appena, quasi protendendosi verso la luce: è l’unico moto, questo breve rialzarsi della cresta di terra, che percorre la tavola, e che la sottrae al suo immoto silenzio. In alto, per due terzi dello spazio, incombe un cielo ghiacciato, sordo e striato di nuvole; senza che un alito di vento lo turbi. Un paesaggio? Forse, ma certo non solo.
Si riversa in questa tavola tutto l’animo, colmo d’una invincibile malinconia, di Lacasella. L’artista vi è giunto a una straordinaria rarefazione dei gesti necessari alla pittura: lo ha fatto non compitandoli, nominandoli ad uno ad uno (luce, linea, colore…), sotto la spinta raziocinante di quella che era stata la strada intrapresa dalla pittura analitica. Ma invece partendosi dalla tecnica dell’incisione, che tanto a lungo e tanto magistralmente ha praticato: e che, avendogli appreso tutto sulla possibile icasticità dei segni, lo ha spinto a servirsene con parsimonia, facendoli risuonare ad un loro diapason. Non senza che un’emotività forte e commossa palpiti sotterraneamente in questa pittura aspra e magra: celata allo sguardo, come la brace sotto la cenere.
Silvio Lacasella, Impronte di paesaggio
Impronte di paesaggio
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
2000
Materia e tecnica
Olio e tecnica mista su cartone
Misure
cm 70 x 97
Compilatore
Fabrizio D'Amico