Il dipinto è ormai definitivamente lontano da ogni riferimento alla realtà: nella gremita, satura, congestionata sintassi dei corpi e dei volumi, che non più mimano alcuna verità di natura, il colore esplode ancora molteplice e clamoroso: bianchi, rossi e neri sembrano conflagrare sul manto delle ocra del fondo.
Datata 1955, l’opera si pone a capo di un triennio stilisticamente assai coeso, che durerà fino al ’57, e i cui risultati verranno esposti soprattutto alla galleria del Naviglio di Milano nel ’56, alla XXVIII Biennale di Venezia dello stesso anno, e alla personale del ’57 alla Tartaruga di Roma. Sono dipinti, ancora ad olio su tela, che anticipano la più alta e nota stagione di Scarpitta, quella delle tele estroflesse – telai, su cui venivano messi in tensione bende e lacerti di tela strappati, solo talvolta ricoperta di colore. Adesso, invece – fra ’55 e ’57 – è il colore la dominante di questi dipinti, intrisi di una materia alta e corrusca, con l’olio che sarà presto affiancato da sabbie ed altri materiali o collanti. Ne risulta un’immagine gravida e tormentata, quasi ostica, che prepara il passo ulteriore verso la cesura delle tele estroflesse, dichiaratamente extra-pittoriche (“oggetti che chiamavo quadri”, ha definito poi le “bende” di fine decennio lo stesso Scarpitta).
Salvatore Scarpitta, Senza titolo
Senza titolo
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1955
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 71 x 89
Compilatore
Fabrizio D'Amico