Fittamente tramata da un pulviscolo di materia, la superficie è saturata in ogni suo punto dalla texture cromatica che omogeneamente la occupa. La miriade di colori che ne fanno la salda architettura, minutamente colpeggiati sulla tela, depone infine la sua variegata natura per assimilarsi ad un monocromo: in una sorta di ricerca d’assoluto, che finisce per tramutare il primo impulso con cui l’opera ha visto la luce in un vasto specchio di quiete.
Il dipinto appartiene alla intensa produzione ultima di Sadun, particolarmente accelerata in quest’anno che anticipa di poco la sua prematura scomparsa. Il pittore vi inaugura una nuova maniera, che se recupera dalle passate esperienze l’ascolto prestato al fascino della materia, sopisce però la violenza e la mutevolezza del gesto, abbassando la temperatura emozionale dell’opera e il suo coinvolgimento con gli slanci ciechi della vita. Certamente questi ‘falsi monocromi’, che si succedettero allora in fitta serie, e che furono esposti numerosi nella larga mostra antologica che gli fu dedicata dall’Ente Premi Roma a Palazzo Barberini nel ’76, sono l’approdo più radicale di Sadun ad una cifra integralmente astratta, memore – come è stato detto – delle esperienze di Rothko e di Tobey.
Piero Sadun, Soggetto astratto
Soggetto astratto
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1972
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 100 x 116
Compilatore
Fabrizio D'Amico