Un lago di colore, soltanto, fa l’immagine del dipinto. Variati in cento declinazioni tonalmente accordate, i gialli, le terre, le ocra, i più cauti aranci, saturano la superficie, omogeneamente occupata, tutta protesa verso il fruitore, senza che si apra alcuna fuga prospettica verso un’illusiva profondità. Disseminati ovunque, brevi colpi di pennello, intrisi di bianco là ove si chiede un rialzo di luce, percorrono affannati la tela, e dettano quel movimento gremito e ansioso che la governa.
Mafai ha adesso sessant’anni: non ancora vecchio, si percepisce come irrimediabilmente fuori gioco, ora che non crede più a quella pittura di realtà che ha praticato tutta la vita, e in particolare nel nostro dopoguerra, dilaniato, anche per quanto attiene alla pittura, da vane guerre ideologiche. Nel ’58 ha avuto – e sarà l’ultima volta – una sala personale alla Biennale di Venezia: ha presentato dipinti in bilico fra memorie di realtà e una sorta di eccitato informale devoto al colore. La critica di sinistra, da sempre a lui vicina, mostra di non apprezzare questa sua svolta; tanto meno comprenderà queste pitture ormai integralmente astratte, e sulle quali sembrò gravare un sospetto d’americanismo, quando Mafai le presentò a una mostra coraggiosa alla Tartaruga di Roma, nel dicembre del 1959: il mito del maestro della scuola romana era definitivamente tramontato, mentre un tormentato pittore rinasceva, fuori tempo, dalle sue ceneri.
Mario Mafai, Rinascere
Rinascere
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1959
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 100 x 100
Compilatore
Fabrizio D'Amico