Mario Mafai

Mario Mafai (Roma 1902 - Roma 1965)

Rinascere
Rinascere

Mario Mafai (Roma 1902-1965) nel 1917, quindicenne, abbandona gli studi per dedicarsi alla pittura. E’ del 1924 l’inizio dell’amicizia con Gino Bonichi, detto Scipione, assieme al quale s’iscrive alla Scuola libera del Nudo nell’Accademia di Belle arti di Roma. Nel 1925 incontra Antonietta Raphael, da poco pervenuta da Parigi, con la quale nel 1927 va ad abitare in via Cavour nella casa che, frequentata da Scipione e dallo scultore Marino Mazzacurati, dette il nome, scelto da Roberto Longhi, alla Scuola di Via Cavour.
Incontra allora Ungaretti, Sinisgalli, De Libero, e riceve una positiva segnalazione critica da C. E. Oppo, “organizzatore di regime” della vita culturale sotto il Fascismo. Nel 1930 compie un soggiorno parigino dal gennaio all’ottobre, che lo pone in rapporto diretto con l’arte contemporanea.
Tra il 1933 e il 1934, Mario Mafai lavora con particolare intensità. E’ allora che si lascia alle spalle definitivamente le esperienze giovanili, e che realizza alcune delle sue opere più importanti da Donne che si distendono al sole al Nudo in riposo, oltre alla serie dei Fiori.
Egli percorre allora un itinerario nel corso del quale il complesso rapporto che egli istaura tra colore, forma e luce, diventa sempre più penetrante, Il dato emotivo si specchia entro una vibrazione della forma che conferisce presenza vivente alle cose, corpi come oggetti. Uno specialissimo senso del trascorrere del tempo pervade l’opera di Mafai, nella quale è sempre presente – non solo nei Fiori dove il tema è esplicito – il consumarsi delle situazioni e delle cose.
Del 1937 è la personale alla Galleria La Cometa che sancisce il suo successo, confermato l’anno seguente  quando condivide con Alberto Ziveri una sala della Biennale di Venezia. Del 1939 sono le prime Fantasie nelle quali da Goya a Géricault e a Grosz intervengono modelli storici di un’arte appuntata ai drammi dell’epoca.
Nel dopoguerra, Mafai apre alla sua ricerca nuovi capitoli, nei quali il dato figurativo cede il passo ad un linguaggio esclusivamente affidato a forme e colori sino alle  drammatiche Corde tra il 1960 e il 1963.

Compilatore

Antonio Del Guercio

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