Giulio Paolini, Equivalenza

Equivalenza

Equivalenza

Nel vasto spazio di una tela bianca s’incrociano al centro due ortogonali. Il loro punto d’incontro, fuoco esatto della composizione, è anche il centro di due rettangoli, anch’essi designati con assoluta precisione da un segno sottile di matita nera, che occupano due porzioni crescenti di spazio, riecheggiando le dimensioni della tela. Due linee, infine, congiungono gli angoli inferiori del rettangolo maggiore a quelli, sempre inferiori, della tela: sono le uniche linee poste in diagonale nella composizione, e lo spazio che esse designano, e che viene dunque ad essere trapezoidale, è l’unico a suggerire una profondità. In questo spazio, e solo all’interno del suo perimetro, si dispongono piccoli lacerti fotografici.
Paolini, dopo tre lustri, è ancora avvinto, in quest’opera tanto rappresentativa del suo lungo percorso, alla poetica esplicata dal suo aurorale ‘Disegno geometrico’, del 1960: ancora egli ripete qui che unico confine dell’arte sua sarà l’indicazione dello spazio possibile entro cui l’eventuale creazione ulteriore potrà prendere forma; ripete, ancora, che questo confine sarà tracciato appoggiando la sua immagine alla più semplice delle certezze, la geometria. Cosa ci fanno, allora, gli sparsi e casuali lacerti fotografici in quello spazio perfetto? Forse, essi segnano l’ingresso d’una traccia dell’agire nostro all’interno di un organismo che si pretende intoccabile: quasi fossero impronte lasciate su un pavimento bianco; impreventivabili intrusioni di vita nella sfera appartata del pensiero.

Artista

Giulio Paolini

Cronologia

1975

Materia e tecnica

Matita e fotografia su tela

Misure

cm 161 x 240

Compilatore

Fabrizio D'Amico

Condividi su