Giulio Aristide Sartorio, Ninfa: Pastorale

Ninfa: Pastorale

Ninfa: Pastorale

“Il paesaggio - scrive l’artista nel 1893 - può dirsi come forma d’arte per se stessa e le teorie dei rapporti, grazie ai moderni inglesi, francesi ed alla fotografia, sono nel dominio di tutti. Una grande tenerezza per i quadri farraginosi e di grandi dimensioni non la nutro perché li ritengo inadatti alla intimità ed alla freschezza tutta virgiliana di questa arte, che perciò appunto è grande perché con poche linee, pochi colori, ma serenamente veri, può infondere una grande serenità di sentimento”. Virgiliana è in effetti l’atmosfera bucolica di questa veduta che coglie la natura all’imbrunire quando le ombre si fanno più dense tingendo con i colori della notte le rive dello stagno e virandole in verdi più cupi, mentre il lontano orizzonte è inghiottito in masse nerastre e indistinte, e i toni argentei degli ultimi riflessi di luce accendono la superficie dell’acqua. Il paesaggio si trasforma in uno scenario misterioso, su cui aleggia un profumo di magia, nel respiro della natura si insinuano sussurri di antichi miti. Un pastore in piedi, sulla sponda, suona la zampogna come un Orfeo virgiliano e invade con il sottile e zampillante richiamo l’aria silenziosa mentre accompagna il candido gregge all’ovile. Sartorio, che tra gli artisti italiano è il più imbevuto di umori letterari, combina magistralmente componenti di simbolismo francese e tedesco, tra Bocklin e Klinger, con umori classicheggianti e con il gusto prezioso di D’annunzio. Il dipinto può essere collocato successivamente al viaggio di Sartorio in Europa nel 1893. Sono infatti questi gli anni in cui l’artista esordisce nella pittura di paesaggio esponendo nelle mostre del gruppo “In Arte Libertas”.

Cronologia

1895

Materia e tecnica

Tempera e pastello su tela

Misure

cm 47 x 108

Compilatore

Augusta Monferini

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