Giovanni Fattori (Livorno 1825-Firenze 1908) dopo la prima formazione a Livorno, fu dal 1846 alla scuola del purista Bezzuoli a Firenze. Trascorse la sua vita a Firenze, salvo alcuni brevi soggiorni all’estero, in particolare a Parigi dove incontrò Edouard Manet, il pittore che aveva aperto la via all’impressionismo.
Dopo gli esordi all’insegna d’una pittura accademica, all’inizio degli anni Sessanta prese con Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta una via nuova, segnata dall’intento di cogliere gli eventi in modo più vivace e diretto: un naturalismo alimentato dagli ideali risorgimentali intensamente vissuti da Fattori.
Lungo gli anni Sessanta Fattori elabora progressivamente una pittura fondata sulle macchie, ossia su masse cromatiche che strutturano le forme, donde la definizione del gruppo d’artisti nel quale egli ebbe ruolo centrale come macchiaioli.
I luoghi della Toscana, i ritratti o le persone colte nella loro vita quotidiana, la vita dei campi, gli eventi militari delle guerre d’Indipendenza restituiti al di fuori d’ogni retorica, furono lungo tutti gli anni del suo lavoro i temi prediletti.
Opere come La rotonda di Palmieri, del 1866, o Diego Martelli a Castiglioncello, del 1866-70, restano fondamentali nel contesto, non solo italiano, dell’arte d’Ottocento. Né può essere trascurata la sua produzione di acqueforti potentemente contrastate nell’incisività dei segni e nell’intensità del rapporto tra luce e ombra.
Giovanni Fattori
Giovanni Fattori (Livorno 1825 - Firenze 1908)
XIX Sec.