Il Paesaggio laziale di Francesco Trombadori, del 1935, è articolato secondo un principio di classica, ordinata, semplicità: dal primo piano del quadro, la strada sembra allontanarsi lentamente verso lo sfondo quasi del tutto chiuso dagli alberi.
Come nelle opere dell’amico e sodale Antonio Donghi, anche qui prende forma un tema di silenzio e d’immobilità, d’assenza d’ogni umana attiva presenza. Il tema è svolto tuttavia con minore impassibilità, e con una lieve vibrazione tonalistica del colore nella luce.
L’opera è degli anni centrali dell’attività di Trombadori, ossia della piena e definitiva maturità dell’artista, quando egli raggiunge la propria soluzione del tema espressivo che segna la sua intera carriera: la conciliazione, lungamente e tenacemente proseguita, fra gli apporti dell’arte moderna, che egli riconosce soprattutto nella fase dall’impressionismo a Cézanne, e la ricerca d’una sorta di stabilità classica dell’immagine.
Si tratta, dal suo punto di vista, di sottrarre l’arte a quanto, nelle più avanzate proposte moderne e contemporanee, gli appare quasi precario, effimero. Di qui un rifiuto delle tendenze più aperte alla sperimentazione di forme nuove, e la ricerca d’una sorta di pacificato equilibrio culturale.
Francesco Trombadori, Paesaggio laziale
Paesaggio laziale
                            XX Sec.
                         
                         
                            Dipinto
                         
                         
                            Paesaggio
                         
                 
                         
                            Artista
                            
                         
                
                   Cronologia
                   
                1935
                   Materia e tecnica
                   
                Olio su tela
                   Misure
                   
                cm 50 x 60
                   Compilatore
                   
              
	
	Antonio Del Guercio