La superficie, rigorosamente monocroma, è rialzata ai quattro margini da chiodi simmetricamente disposti alla medesima distanza uno dall’altro – a destra e a sinistra, in alto e in basso – così da separare la tela dal suo telaio. Il movimento così indotto, o suggerito, si accentua al centro del dipinto, ove gli avvallamenti profondi e le forti estroflessioni si alternano con sistematica regolarità.
L’opera è uno dei molti lavori di Castellani in cui all’unicità del pensiero che stringe saldamente tutto il suo percorso – inteso a costruire una realtà autonoma da ogni referente naturalistico, un “oggetto” che solo risponda alle leggi fisiche della percezione – subentra, sottostante ma pur evidentissima, l’intenzione di variare la sua strategia visiva, di porsi sempre diversi problemi e obiettivi, di interferire con l’ambiente in maniera sempre nuova. Qui, ad esempio, affiancata all’iterazione di geometrico rigore delle scansioni, la forte evidenza plastica delle estroflessioni è destinata a visualizzare uno iato maggiore fra emergenze e introflessioni della tela, e ad offrire dunque al fruitore una discrasia più accentuata fra zone profondate d’ombra ed altre colpite dalla luce, incrementando così la percezione di movimento che l’opera suggerisce.
Enrico Castellani, Superficie blu
Superficie blu
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1972
Materia e tecnica
Tecnica mista su tela introflessa ed estroflessa
Misure
cm 120 x 100
Compilatore
Fabrizio D'Amico