Nonostante il titolo dell’opera faccia menzione del solo colore di fondo, è al giallo che campisce unito e senz’ombre la forma che fluttua nel campo pittorico, come trascinata sulla superficie da un colpo improvviso di vento, e al viola – davvero matissiano – con cui sono tracciati i segni che vagano senza bussola nel corpo della ‘figura’ e nel fondo, che è affidato il carico dell’impatto emotivo sul fruitore.
In questo grande dipinto, la cui ampiezza sfiora i cinque metri, Accardi enfatizza la sua prossimità al concetto di decorazione: che implica in sé il fine per così dire ‘gratuito’ dell’opera d’arte, che non deve includere nessun messaggio, e non è finalizzata ad altro che alla gioia dello sguardo. Accardi giunge nella sua tarda e sempre felice maturità a liberarsi vieppiù d’ogni obbligo di stretti colloqui con la teoresi esercitata sulla pittura (anche se conserva un’attenzione curiosa soprattutto nei confronti della creatività giovanile), e – come avviene in questo dipinto – scommette una posta importante puntando solo su quanto le è stato essenziale per lastricare la sua strada (personalissima nonostante gli stretti colloqui tramati con molta parte della critica maggiore dei suoi anni, a principiare da Michel Tapié): sul segno e sul colore.
Carla Accardi, Vortice del vento verde
Vortice del vento verde
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1998
Materia e tecnica
Vinilico su tela
Misure
cm 220 x 480
Compilatore
Fabrizio D'Amico