Tre doppie impronte si ergono in verticale nella composizione, saturandone lo spazio. L’immagine è grave, intransigente, quasi ostile; i tre corpi – rialzati da una spessa materia che unisce le sabbie ai pigmenti cromatici grazie ad un collante vinilico a presa rapida – appaiono come fiamme bianche e rosse, disponendosi in sequenza sulla superficie: come testimoni di un evento che abbia lasciato di sé un’eco dolorosa.
Scialoja ha scoperto nell’estate del ’57 l’impronta: che ha concepito da subito come traccia impressa sull’esistente dall’intelletto e insieme dalle viscere del suo autore. Dapprima l’impronta è magmatica: esplode nel campo della tela senza gerarchia e senza cautela, disseminando ovunque una materia densa, gremita. E si apparenta in qualche modo, in questa sua breve stagione d’avvio, al trionfo materico di certo informale europeo. Progressivamente, già nel corso del ’58, e poi pienamente a partire dal ’59, essa si raccoglie in porzioni scandite, in quantità esatte, che si susseguono sull’orizzonte della tela come a significare l’imprimersi di un evento nella vita, e la memoria che di esso si serba.
Antonio (Toti) Scialoja, Tre sabbie
Tre sabbie
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1959
Materia e tecnica
Sabbie e vinilico su tela
Misure
cm 87 x 143
Compilatore
Fabrizio D'Amico