Di questa località laziale Donghi trascura il borgo, per puntare invece ad un luogo puramente naturale, senza alcuna presenza umana: una sorta di squarcio tra due alberi che formano altrettante masse incombenti ai due lati del quadro, aprendosi nella parte centrale su un orizzonte la cui linea estrema è modulata dalla forma d’un monte.
L’opera, del 1940, rivela come l’ossessione di Donghi per un’immagine bloccata, insensibile al fluire della temporalità, in qualche modo incorruttibile perché sottratta al divenire, sia
rimasta inalterata, e, soprattutto, sempre capace di trasmettersi in un linguaggio che non ha perduto il suo rigore.
Il tema della fuoriuscita dalla continuità temporale, posto da Giorgio De Chirico nelle sue opere del periodo della Metafisica, trova in Antonio Donghi una risposta originalissima, fondata su un realismo del tutto estraneo al gusto dell’aneddoto, che aveva caratterizzato il verismo ottocentesco.
Antonio Donghi, Fabrica di Roma
Fabrica di Roma
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
1940
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 40 x 50
Compilatore
Antonio Del Guercio