A terra, fra rivoli rossi di sangue, giacciono i corpi dei fucilati, su uno dei quali si piega, come a chiedere ragione di quella morte, un cavallo. Due uomini, uno dei quali armato, sorvegliano; sono forse essi stessi gli autori di quel massacro? Sulla scena grava un silenzio ottuso e interrogante. A destra, dal primo piano al fondo, corre un alto muro calcinato: a chiudere nell’ansia il racconto lasciato a mezzo, ma anche – come quasi un secolo prima è avvenuto alla celebre teletta di Fattori In vedetta, di cui qui Guttuso sembra avere memoria – a condurre lo sguardo verso un’esperibile profondità.
È a un primo culmine della sua maturità, il pittore: che ha già preso atto – fra i primi in Italia - del verbo neocubista, ma che ancora qui s’attiene a quella drammatica cifra espressionista che egli porta a un suo diapason proprio fra fine anni Trenta e primi Quaranta, e che ha avuto un’acme nella grande Fuga dall’Etna esposta al secondo Premio Bergamo, nel 1940. Il colore violentemente chiaroscurato, il linearismo guizzante, la predominanza di timbri scuri e annottati hanno origine nel malessere di anni in cui la tragedia della guerra imminente pare già incombere sulla pittura, in particolare romana, sospingendo Guttuso a ripercorrere tappe in tal senso significative di una storia illustre: da Goya a Van Gogh a Ensor. Così, egli lascia le atmosfere magiche e mitiche dei suoi esordi, dati in prossimità di Corrado Cagli, e approda a quel sentimento esacerbato della vita che gli sarà sempre proprio.
Renato Guttuso, Massacro
Massacro
Dipinto
XX Sec.
Figurativo
Artista
Cronologia
1941
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 44,5 x 60
Compilatore
Fabrizio D'Amico