Corpi fluttuanti, quasi organici, s’approssimano vicendevolmente, si sfiorano, s’internano l’uno nell’altro; i colori tenui e senz’ombra, tonalmente accordati, e sui quali rintocca appena una breve bava di rosso in alto, li sospingono fino alla prima pelle d’una superficie che s’è fatta ormai unico luogo della pittura.
A metà degli anni Cinquanta, Santomaso imprime una svolta al suo modo: lascia quel suo sbarrare lo spazio, quel celere segnare il dipinto che, sulla scorta di una memoria di Hans Hartung, l’aveva accompagnato nel tempo dell’adesione all’astratto-concreto, e si volge a declinare una tarsia cromatica che, come immersa in una polla d’acqua, aggalli infine alla superficie in trasparenze, brividi, tremori. È questo il tempo della sua piena maturità, che culmina con l’importante retrospettiva che gli destina, nel 1960, lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Talvolta la materia cromatica è quasi liquida; talaltra – soprattutto verso la fine del decennio – essa si farà più densa e grumosa: allora il veloce segnare d’un tempo si muterà in un gesto più largo e struttivo che pare approssimarsi, per il tramite probabile di Afro, alla pittura d’azione d’oltreoceano.
Giuseppe Santomaso, Notturno
Notturno
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1957
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 110 x 160
Compilatore
Fabrizio D'Amico