La tela, notevole esempio dell’arte di Chiari, raffigura l’Adorazione dei Magi conferendo all’episodio evangelico elementi tratti dalle fonti apocrife: i saggi giunti da Oriente sembrano infatti identificati con Melchiorre re dei Persiani, Baldassarre re dell’India e Gaspare re d’Arabia. Essi recano in dono oro, incenso e mirra in omaggio alla regalità, alla divinità e all’umanità del Bambino di Betlemme. Il primo, per venerare il Salvatore, ha deposto in terra la corona e lo scettro. Più in dietro, una moltitudine di personaggi assiste alla scena, mentre la stella, che appare in alto, indica ai Magi il luogo dell’evento. Sul fondo, le rovine di grandiosi edifici classici simboleggiano la decadenza della civiltà antica che l’incarnazione del Cristo è venuta a rinnovare.
Pittore di elevata impostazione accademica, Chiari formò il proprio stile sull’esempio di grandi esponenti del classicismo seicentesco, come Andrea Sacchi e Guido Reni, e trovò nell’insegnamento di Carlo Maratta un solido punto di riferimento. La composizione delle figure, studiata e armoniosa, si abbina a una notevole ricercatezza cromatica per giungere a un accorto amalgama di classica solennità ed estro barocco. Il soggetto del dipinto, replicato più volte dall’artista romano, trova un felice termine di paragone nell’esemplare della Gemäldegalerie di Berlino.
Giuseppe Bartolomeo Chiari, Adorazione dei Magi
Adorazione dei Magi
Dipinto
XVII Sec.
Religioso
Artista
Cronologia
Fine del XVII secolo
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 122 x 95
Compilatore
Alessandro Zuccari