Nel piccolo dipinto, si dispiega una spazialità vasta, quasi incommensurabile; alitata, sospinta verso un indefinito ‘oltre’ – si direbbe – dal vorticare folle di quell’elica, quasi unica nota di colore squillante acceso nel lago dei bianchi e dei grigi, che gira al centro della composizione, come raccogliendo e sospingendo ovunque il flebile soffio di vento che la muove.
Novelli è, adesso che s’approssima la metà del settimo decennio, a un’acme della sua breve maturità: dopo aver tanto cercato fra astrazione neo-concreta e matericità tardo informale, la sua fantasia s’è liberata proprio nel trasgredire alle leggi d’una ragionevolezza che intuisce paralizzante: “tutto ciò che esce dalle mie mani è molto più semplice di un raziocinio”, scriverà. Ed è sulla via di una logica destrutturata che tutto mette in gioco – qui, come dice anche il titolo dell’opera, il rigore della figura geometrica del quadrato – che Novelli, cogliendo il meglio della ‘follia’ dadaista e avendo prossima la ricerca romana del decennio, degli amici e sodali Perilli e Twombly, trova la sua lingua, in un lago d’assenza e di vuoto commentato appena dalle schegge dei suoi sogni e delle sue memorie.
Gastone Novelli, Quadrato in evoluzione
Quadrato in evoluzione
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1966
Materia e tecnica
Tecnica mista su tela
Misure
cm 30 x 50
Compilatore
Fabrizio D'Amico