La veduta cristallina e nitida di questo paesaggio ci rammenta quanto fosse centrale nella poetica divisionista la ricerca della verità come fine della pittura. Sorprende la novità della composizione che emula l'immediatezza e il taglio di un'istantanea fotografica. Come tutti i pittori divisionisti anche Maggi si serve dell'obbiettivo per fissare le immagini che diventano poi tracce per la pittura. Su una spalla del monte la neve che si scioglie scopre prati gialli di erba secca. All'estremità destra una casa in pieno sole è affiancata da alberi scuri che la fanno risaltare nel contrasto dei toni. Al di là di una foschia grigia come una cortina, si intravedono di lontano le vette innevate e, in tralice, una catena più vicina avvolta nell'ombra. L'artista ha giocato sulla contrapposizione delle due parti del dipinto: quella appena descritta e la vasta zona illuminata dal sole, punteggiata dai due caseggiati, a sinistra e a destra del prato, e dalle sagome scure degli alberi tra le macchie bianche di neve.
La tecnica del colore divisionista che rende più vividi i colori, aumenta il loro effetto di vibrazione nelle zone illuminate dal sole, mentre spegne i grigi, rendendoli opachi e sordi dove incombe l'ombra.
Cesare Maggi, Paesaggio montano
Paesaggio montano
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
1900 circa
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 50 x 70
Compilatore
Augusta Monferini