Nella ritrattistica ufficiale Antonio Mancini è generalmente più legato a schemi accademici ed è costretto ad arginare sia la sua fantasia inventiva sia la sovrabbondanza dei suoi impasti. In questo ritratto raggiunge tuttavia un notevole risultato pittorico prendendo chiaramente a modello la pittura veneziana di Tiziano e del Tintoretto. Contro una tenda damascata che nel gioco delle pieghe e nel contrasto delle zone in ombra con quelle in luce emana un intenso splendore quasi dorato, si staglia fermamente la figura del ritrattato che risalta con il suo abito nero, la cravatta nera, i capelli, la barba, i baffi neri. Le parti della camicia che affiorano sotto la cravatta e in corrispondenza dei polsini creano dei sonori rintocchi di bianco, mentre una vivida vibrazione investe le decorazioni terminali della imponente seggiola, anch'esse di un tono dorato ma più chiaro e brillante dei riflessi che si riverberano dalla tenda. Di mirabile fattura sono anche le mani abbandonate con naturalezza sui braccioli. Una nota di trasparenza assai virtuosa è data dalle lenti degli occhiali dietro di cui guardano con severità gli occhi scuri.
Antonio Mancini, Ritratto del Marchese Antonio de Viti de Marco
Ritratto del Marchese Antonio de Viti de Marco
Dipinto
XIX Sec.
Ritratto
Artista
Cronologia
1896
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 101,5 x 78,5
Compilatore
Augusta Monferini