L’immagine, racchiusa da bande monocrome – marroni, azzurre, verdi – che l’assediano e che progressivamente la stringono al centro, è costruita da un aggregarsi di tasselli imperfettamente geometrici e intensamente, quasi gioiosamente colorati, che, proprio al centro della composizione, costruiscono una sorta di architettura di superficie, emozionata e insieme fermissima e altera.
Corpora elabora, a muovere dalla fine degli anni Sessanta, la sua uscita da un ambito di cultura informale, e torna a meditare sulle radici concretiste della sua pittura, giunta a una prima maturità a metà degli anni Trenta nell’ambiente del gruppo parigino di “Cercle e Carré”: ove la ricerca s’orientava su forme nettamente indipendenti dal pretesto di natura, autonomamente fondate, ed ispirate per lo più ad un rigoroso geometrismo. La materia allora smagrisce, e il segno si riassorbe nella stesura di un colore nuovamente lieve, incantato e felice: memore del colore acceso dei fauves, e di Matisse in particolare, che torna ad essere il primo riferimento di Corpora. Mentre i titoli imposti a questi quadri suggeriscono sovente l’emergere di quella dimensione del ricordo che sarà, di qui in avanti, una delle direttrici lungo le quali s’esplicherà la sua pittura.
Antonio Corpora, Il paese della nostra infanzia
Il paese della nostra infanzia
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1971
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 60 x 70
Compilatore
Fabrizio D'Amico