La vicenda della Strage degli Innocenti è solo un espediente, caro a Codazzi, per realizzare una scenografica composizione architettonica: infatti, le figure dell’episodio evangelico sembrano perdersi nella scena piuttosto che affollarla. Il grandioso edificio in primo piano, preceduto da una loggia con balconata, e il tempio classico che segue, dal pronao ispirato al Pantheon, si sviluppano secondo rigorose linee prospettiche. Fanno da quinta, sullo sfondo, il muro di un parco e un portale di ordine rustico che evoca gli ingressi delle ville romane del Seicento.
La pittura di Viviano Codazzi è influenzata dalla scuola dei bamboccianti e dalla particolare poetica inaugurata nella capitale pontificia da Agostino Tassi. Diversamente dal paesaggio classico dei bolognesi e dei francesi presenti a Roma, l’artista bergamasco ritrae le rovine di edifici antichi e talvolta costruisce di fantasia complesse architetture. Questo dipinto non è un’opera isolata, ma il pendant dell’Apertura di una tomba in un’esedra antica e appartiene alla piena maturità di Codazzi, poiché rivela una piena padronanza della prospettiva e un’abile regia della componente luministica. La luce, infatti, riveste un ruolo primario, conferendo un tono drammatico anche alle maestose architetture. Le dinamiche figurette sono probabilmente di altra mano, forse del pittore napoletano Micco Spadaro.
Viviano Codazzi, Strage degli Innocenti
Strage degli Innocenti
Dipinto
XVII Sec.
Biblico - Storico - Mitologico
Artista
Cronologia
Quinto decennio del XVII secolo
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 145 x 196
Compilatore
Alessandro Zuccari