Nella Quiete di Vittorio Avondo, cielo e mare dominano la visione, riducendo all’estremo, quasi respinta verso la parte destra del dipinto, la presenza della terra. Un cielo immoto, un mare altrettanto fermo, privo di moti dell’acqua, e cielo e mare sono parimenti segnati da tonalità malinconiche.
Non vi sono presenze umane in questo scorcio cupo di paesaggio, a confermare certo il titolo che Avondo ha dato all’opera. La quiete che è espressa in questo quadro volge decisamente verso una sorta di pensosa meditazione sulla solitudine. Un tema di estremo silenzio impone la sua suggestione.
In questa Quiete, un dato essenziale dell’artista - il rapporto tra la ricerca d’una intensità cromatica e luminosa e una essenziale chiarezza della struttura – si palesa pienamente.
L’opera si colloca dunque, con adeguato rilievo, entro gli apporti significativi che dall’Italia del Nord provengono all’arte italiana del secondo Ottocento dalla frequentazione del paesaggismo francese, tra verità della rappresentazione e partecipata emozione.
Vittorio Avondo, Quiete
Quiete
Dipinto
XIX Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
1890
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 69,5 x 135
Compilatore
Antonio Del Guercio