La tela descrive il celebre episodio biblico avvenuto durante l’esodo dall’Egitto: mentre Mosè era salito sul monte Sinai, gli israeliti, pensando che egli non avrebbe fatto più ritorno, chiesero un nuovo dio da adorare. Aronne cedette alle pressioni del popolo e con i loro monili d’oro fabbricò un idolo in forma di vitello.
Il dipinto è imperniato sulla figura di Aronne, fratello di Mosè e primo sommo sacerdote, che reca un pettorale con dodici pietre preziose, simbolo delle tribù d’Israele. Attorno a lui si addensano figure che adorano l’idolo, protetto da un tendaggio azzurro, e trombettieri che chiamano a raccolta. In alto si intravede la cima del Sion infuocata.
A metà strada fra le istanze tardo barocche e un rinnovato classicismo, questa meditata opera del pittore di Gaeta si iscrive nella nutrita serie di quadri di soggetto biblico usciti dalla suo studio romano nei primi decenni del Settecento. Efficaci confronti, infatti, si possono istituire con l’Idolatria di Salomone del Prado e con le diverse versioni dell’Alessandro Magno nel tempio di Gerusalemme, conservate in vari musei. I panneggi vaporosi e fluidi e il gusto per un’ariosa spazialità, sovraccarica di espressivi personaggi, fanno dello stile di Conca un’aggiornata estensione del linguaggio barocco.
Sebastiano Conca, Aronne e il vitello d’oro
Aronne e il vitello d’oro
Dipinto
XVIII Sec.
Biblico - Storico - Mitologico
Artista
Cronologia
1750 circa
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 134 x 97
Compilatore
Alessandro Zuccari