Il soggetto del dipinto è tratto dal ventunesimo capitolo della Genesi, dove è narrata la vicenda della schiava di Abramo e del figlio Ismaele che si perdono nel deserto di Bersabea. Rimasti senz’acqua e senza cibo essi attendono la morte, ma un angelo appare ad Agar e le preannuncia una grande discendenza. L’ episodio è interpretato liberamente dal pittore fiammingo: il messaggero divino non chiama Agar dal cielo, ma le sta dinanzi e le indica una città, che il testo biblico ignora. Anche l’ambiente naturale è del tutto di fantasia: non è desertico, come vorrebbe la narrazione veterotestamentaria, ma corrisponde ad un ameno paesaggio, ricco di prati e di boschi verdeggianti. Ogni elemento naturale, descritto con cura, fa parte di in una composizione perfettamente bilanciata, volta alla ricerca di una bellezza idilliaca.
L’artista di Anversa costruisce la scena secondo la lezione dei paesaggisti francesi della prima metà del Seicento. Alcuni confronti sono possibili con le tele di analogo soggetto eseguite da Claude Lorrain e da Nicolas Poussin, oggi conservate nella National Gallery di Londra e nella Galleria di Palazzo Barberini a Roma. Sono inoltre evidenti le suggestioni attinte da Gaspard Dughet, che fu il principale modello di riferimento di Millet.
Jean-François Millet, Paesaggio con Agar e l’angelo
Paesaggio con Agar e l’angelo
Dipinto
XVII Sec.
Biblico - Storico - Mitologico
Artista
Cronologia
Seconda metà del XVII secolo
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 73 x 96
Compilatore
Alessandro Zuccari