Il linguaggio di De Nittis si piega con estrema sensibilità alle nature diverse delle cose rappresentate: così, in questa seconda variante del tema del Foro di Pompei, le forme sono segnate dall’incontro – l’impatto si vorrebbe dire – tra luce e materia petrosa.
Dal piano dei ruderi del Foro le colonne s’innalzano a raccogliere una luce calda il cui candore venato d’una tenue tonalità di tramonto rosa spicca su un paesaggio archeologico indistinto, quasi celato dal rosa più carico che lo avvolge.
Dall’impatto tra luce e pietra, De Nittis trae una visione che si allontana radicalmente dal tema dell’archeologia visitata nei suoi ruderi, presente nell’arte tra Settecento e Ottocento. Un tema che di volta in volta era stato trattato al livello della pura descrizione o a quello d’una meditazione malinconica sulla decadenza degli antichi imperi.
Né l’impegno descrittivo né quello meditativo attraggono invece De Nittis in questo Foro, quanto l’affidamento alla modificazione che la luce apporta, nel suo svariare durante il giorno e nel suo cadere sulle diverse materie del mondo all’apparizione, più che all’apparenza, delle cose.
Giuseppe De Nittis, Il Foro di Pompei II
Il Foro di Pompei II
Dipinto
Paesaggio
Artista
Materia e tecnica
Olio su tavola
Misure
cm 19 x 17
Compilatore
Antonio Del Guercio