Corolle multicolori – bianchi, aranci, verdi e gialli gremiscono il primo piano del piccolo dipinto – svettano con forza al centro dell’immagine. Emozionata, turbata come da un’esistenza che le scorra vicina, che le abbia lasciato addosso le sue impurità, le sue scorie.
È un’immagine rara, questa di Morandi a questa data precoce. Poco vista, poco studiata, essa è tuttavia importante a confermare come quel brusco calarsi nella materia e nelle sue ombre che aveva caratterizzato il transito cruciale dal solare biennio trascorso accanto al nitore disegnativo e ‘classico’ dei “Valori Plastici” (ove Morandi aveva ritrovato De Chirico e Carrà) al modo tutto personale delle grandi nature morte drammatiche e annottate della fine del ’20 e del ’21 (segnate nel catalogo generale ai numeri 52, 58, 59), quel modo ha avuto seguito negli anni immediatamente seguenti, e soprattutto in dipinti – come questo – di ridotte dimensioni. Fiori, sono: ed è noto come Morandi li abbia in seguito sovente raffigurati in momenti di minore concentrazione, quasi di rilassatezza. Non ora: adesso, questo affidarsi, come per una sfida e un azzardo, a un sovraccarico di turgore materico, è indizio che ancora sussistevano intatte le ragioni che ne avevano spinto la pittura ai capolavori della sua prima solitudine: quella appunto venuta nel 1921, dopo la tangenza con la cultura visiva cubo-futurista, dopo la metafisica, dopo i “Valori Plastici”.
Giorgio Morandi, Fiori
Fiori
Dipinto
XX Sec.
Natura morta
Artista
Cronologia
1922
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 23 x 18,5
Compilatore
Fabrizio D'Amico