L'opera è una versione in bronzo della scultura dello stesso anno e dallo stesso titolo, realizzata in pietra “serpentino nero Foresta”, per il governo di Unidad Popular del Cile. Anche questo esemplare, sebbene in altro materiale, conserva la struttura severa e compatta della scultura in marmo. << Adesso - dice l'artista in una intervista del '73 - scavo una massa di materia dura, difficile da lavorare il cui risultato si vede soltanto dopo un lungo periodo di tempo e di lavoro. Ho scoperto a Pietrasanta, sotto le Apuane, dove da sempre in Italia si lavora la pietra e il marmo, che questo metodo di lavoro era quello che cercavo, perchè mi permette il massimo della precisione, della riflessione, della aderenza tra le mie tensioni di pensiero e di intuito>>.
Il presente esemplare come il precedente è costruito in due blocchi verticali che si affrontano. Uno è scandito in elementi rigidi e geometrici sviluppati verso l'alto con una parte leggermente convessa che fuoriesce dall'asse verticale del blocco come un leggero gonfiore. L'altro corpo contrapposto, offre invece al suo interno una parte concava che si riallaccia al tema delle impronte in negativo. In Giò la componente mentale e concettuale si fa sempre più pronunciata nelle opere ultime, come in questa serie di sculture degli anni Settanta, dedicata alla ricerca di forme primarie ed essenziali.
Giò Pomodoro, T Verticale - Orizzontale
T Verticale - Orizzontale
Scultura
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1973
Materia e tecnica
Bronzo patinato
Misure
cm 117 x 97,5 x 34,5
Compilatore
Augusta Monferini