Un gruppo d’alberi occupa tutto lo spazio del cartone, saturandolo, e come tramandolo d’ansia: quasi a significare che nemmeno davanti ad uno squarcio di paese Pirandello riesce a placare il suo sguardo tormentato sulle cose. Più che un trascorrere lento e pacificato di ombre su una radura (come detta il titolo dell’opera), è dunque una forra indistricabile, un coacervo di verdi diversi, ovunque scritti e cancellati da un segno ritornante su sé stesso, che invade la superficie, occludendo quasi per intero l’orizzonte altissimo.
Presentata probabilmente nella vasta personale (19 dipinti, quasi tutti recenti) che gli destinò la Biennale veneziana nel ’56 – nel cui catalogo un dipinto, non individuabile con maggiore certezza, figura con questo titolo e con la datazione 1955 – l’opera si situa comunque fra quelle, scalate dal ’54 al ’58, di intera adesione all’astratto-concreto, e in particolare alla nozione di questo modo, che coniugava una presa d’atto della realtà trasfigurandola con gli stilemi formali neo-cubisti e astratti, divulgata in quegli anni da Lionello Venturi: al quale infatti in quel tempo Pirandello era particolarmente vicino.
Fausto Pirandello, Ombre estive
Ombre estive
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1956
Materia e tecnica
Olio su cartone
Misure
cm 126 x 97
Compilatore
Fabrizio D'Amico