La scena è ambientata in un luogo d’invenzione, dominato dalla grande fornace che dà il titolo al dipinto. L’edificio della calcara, che si articola in una composito insieme di ruderi e ambienti rustici, evoca le strutture fortificate della campagna romana. I numerosi personaggi che vi sono rappresentati si raggruppano attorno alla fornace, ma l’artista non intende collegarli all’attività lavorativa che vi si svolge. Il singolare edificio, infatti, costituisce uno spunto narrativo per descrivere la vita quotidiana di una popolazione marginale.
Miel, come si può notare anche in questo dipinto, fu particolarmente influenzato dall’arte dei bamboccianti, al punto che le sue opere furono per lungo tempo confuse con quelle di Pieter van Laer, detto il Bamboccio, e di Michelangelo Cerquozzi. La tela costituisce una delle due versioni attribuite al pittore nordico ed è ispirata a un quadro del medesimo soggetto eseguito da van Laer. Protagonisti della scena sono i vivaci gruppi di figure composti da giocatori di carte, musici, uomini e donne che bivaccano tra da cani e venditori di stoffe. L’intenzione è quella di rappresentare l’umanità di una Roma minore e popolana, tanto cara ai bamboccianti e così estranea a quella prescelta, negli stessi anni, dai grandi maestri della pittura barocca.
Jan Miel, La calcara
La calcara
Dipinto
XVII Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
1650 circa
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 87 x 163
Compilatore
Alessandro Zuccari