Fatto di colori fondi di terra, di ombre e di radi, celeri colpi di luce, questo volto di vecchio (un cadorino: “questa gente sana e gentile”, scrive De Pisis, commosso dal suo incontro con Cortina d’Ampezzo) è un piccolo capolavoro: più che i tratti del vecchio, il pittore sembra cogliere, su quel volto pudico e nei suoi piccoli occhi che fissano il vuoto, il lento trascorrere di un sentimento, il transito di una sconfinata malinconia: come per un’assenza, oramai, di vita.
È il primo anno – quello che spetta al dipinto, il 1930 – che De Pisis si reca a Cortina, dove d’ora in avanti trascorrerà molta parte di quelle stagioni estive che, da Parigi ove stabilmente risiedeva, lo portavano ogni anno in Italia. Ed è il primo anno, anche, che egli torna sui monti del Veneto e del Trentino senza la amatissima madre, scomparsa il settembre precedente. E qualcosa del senso di vuoto e di privazione che lo invaderà a lungo per questa morte sembra trasparire dal dipinto, che preannuncia, nella quasi casta povertà di cui è fatto, i grandi ritratti che verranno negli ultimi anni della sua vita, trascorsi per lo più nell’isolamento di cliniche e sanatori.
Filippo De Pisis, Ritratto di vecchio
Ritratto di vecchio
Dipinto
XX Sec.
Ritratto
Artista
Cronologia
1930
Materia e tecnica
Olio su cartone
Misure
cm 45,5 x 37,5
Compilatore
Fabrizio D'Amico