In uno spazio tutto raccolto sul primo piano, prende vita un’affollata natura morta: un cabaret, un bricco e una tazzina, un ventaglio, altri vassoi, un quadruccio alla parete…; e un uccellino, in ceramica, ma che par vivo, e quasi risentito di quella posa che gli è imposta. In alto, a vagare sul breve fondale facendo anch’esse ‘figura’, la firma, la data e l’annotazione del luogo ove la tela fu dipinta: “via Rubabella”, l’indirizzo milanese della nuova casa di De Pisis, ove il pittore s’era stabilito dopo il rientro in Italia da Parigi, alla vigilia della guerra.
L’opera è un passo importante per De Pisis: tanto che il pittore la inviò alla sala personale che ebbe alla Biennale di Venezia del ’42. La materia vi è sovraccarica, quasi greve; il colore impastato e sporco: tanto distanti, l’una e l’altro, dalla levità aerea dei brevi tocchi con cui la tecnica stenografica di De Pisis aveva punteggiato i suoi ultimi dipinti di Parigi. Dopo una serie di magnifici, drammatici disegni di nudo ascrivibili al 1940, il “marchesino pittore” indulge a questa voce più roca e coinvolta: è forse il modo che ha per registrare il malessere di una guerra alla quale a lungo volge le spalle, come non volesse registrarne il dramma; che infine saprà però coinvolgerlo, con il bombardamento della casa e dello studio.
Filippo De Pisis, Natura morta romantica
Natura morta romantica
Dipinto
XX Sec.
Natura morta
Artista
Cronologia
1941
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 79,5 x 98
Compilatore
Fabrizio D'Amico