Un angolo qualunque di una Parigi altrove splendida; un cancello sbarrato che delimita una casupola mal cresciuta (à vendre, dice un cartello che vi è affisso); una corte modesta da cui spunta un albero nero distendendo i suoi rami spogli contro il cielo livido. De Pisis, più spesso uso a raffigurare i monumenti e le vedute più cariche di fascino e di storia di Parigi (e di Londra, dove ha soggiornato a lungo nel ’33 e poi nel ’35), sceglie qui di sostare di fronte a una periferia desolata.
Ne esce, proprio come era stato per il Ritratto di vecchio dipinto a Cortina qualche anno avanti e anch’esso nelle collezioni della Banca d’Italia, un quadro carico di fascino, un poco desueto nel percorso di De Pisis di allora: un dipinto amaro e pensoso, come fosse una confessione fatta a bassa voce. La pittura, orchestrata sulle terre, sui grigi e sui neri, accompagna questo sentire intenso e venato di malinconia. Tralascia per un attimo, De Pisis, il suo celere colpeggiare (la “stenografia pittorica”, come la chiamò per primo Cesare Brandi nel ’32) che gli era ormai proprio, e struscia il pennello, quasi scarico di materia cromatica, che sembra così accompagnare il pittore nella sua ricerca di un vuoto, di un silenzio, di un’assenza.
Filippo De Pisis, Banlieu di Parigi
Banlieu di Parigi
Dipinto
XX Sec.
Paesaggio
Artista
Cronologia
1934
Materia e tecnica
Olio su tela
Misure
cm 43 x 51
Compilatore
Fabrizio D'Amico