Carlo Socrate (Mezzanabigli, Pavia, 1889-Roma 1967) si trasferisca a Roma nel 1914. E’ attratto da Cézanne, che conosce grazie alle mostre della Secessione Romana, aperte sul contesto artistico europeo. Subisce l’influenza di Spadini, che nella Roma di quegli anni esercita una sorta di diffusa egemonia.
Attraverso la compagnia dei Balletti Russi di Diaghilev, a Roma nel 1917, alle cui scenografie dà collaborazione, entra in rapporto con diversi protagonisti delle avanguardie degli inizi del secolo, tra i quali Picasso, che egli segue quando il pittore spagnolo torna a Parigi dopo il lavoro svolto appunto a Roma per i Balletti di Diaghilev.
Nel 1918 Socrate si orienta in una direzione che fu detta di classicismo museale, esemplata in una Natura morta col piatto di mele e le cipolle, che suscita echi polemici. Nel 1926, Roberto Longhi gli dedica una monografia.
Le sue opere degli anni Venti e Trenta costituiscono documenti rilevanti d’una concezione del “ritorno all’ordine” del tutto diversa da quella che si richiama a Giotto e ai Primitivi. Una concezione che s’affianca, pur mantenendo una propria autonomia culturale, a quelle di Donghi e di Trombadori, e che è fondata su una sorta di equilibrio fra modelli storici quali Caravaggio e Tiziano, e modelli ottocenteschi, da Ingres a Courbet.
Carlo Socrate
Carlo Socrate (Mezzanabigli 1889 - Roma 1967)
XX Sec.