Giorgio Morandi, Natura morta

Natura morta

Natura morta

Sul piano di posa ravvicinato e ben individuato dalle ombre che vi proiettano, isolati, gli oggetti stanno, cadenzate nel poco spazio in una paratattica successione e in alternanza severa di pieni e di vuoti, le poche cose a Morandi ormai infinitamente familiari: le bottiglie dal collo allungato, il lume, la brocca. La luce, la cui provenienza è nettamente individuata sulla sinistra del piccolo dipinto, è quieta e, anch’essa, senza sussulti. Così che tutta la tela vibra del quasi didascalico intento che sembra qui guidare il pittore: di velare l’emozione dietro il suo lucido intento di ‘comporre’ le presenze e lo spazio in una casta semplicità.
Datata dal catalogo generale dell’opera, cui lo stesso Morandi pose mano assieme al Vitali, fra ’44 e ’45, questa teletta risale dunque al tempo primissimo in cui, dopo l’esilio sulle colline di Grizzana cui fu costretto dalla guerra, il pittore è rientrato nella casa di Bologna: qui egli ha ritrovato, polverosi nello studio, gli oggetti usati; ed è a questi sempre eguali pretesti di pittura che egli torna, con una nudità d’animo, una prudenza, un tremore che pare quello di un novizio. E, dopo la libertà sperimentata da tanti paesaggi negli anni della guerra, questo ritorno alla spoglia semplicità della natura morta è come un segno di un’intenzione di ripartenza, in anni che già si preannunciavano, per l’Italia intera, duri non meno di quelli appena trascorsi.

Artista

Giorgio Morandi

Cronologia

1944 - 45

Materia e tecnica

Olio su tela

Misure

cm 27 x 32

Compilatore

Fabrizio D'Amico

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