Tralicci, ponteggi, altre imprecisate strutture rievocano la densa attività che contraddistingue un cantiere portuale. Un ambiente di lavoro, dunque: ma tutto vi avviene sulla superficie, senza fughe prospettiche verso un fondo solo sommariamente indicato da pochi colori purissimi (l’ocra ad indicare la terraferma, sovrastato dall’azzurro del mare), irrelati ad una plausibile rappresentazione naturalistica.
Turcato porta congiuntamente nei suoi primi anni Cinquanta – in questo tempo che segna l’avvio alla sua più alta maturità – la vocazione a raffigurare temi che rammemorino l’impegno di lavoro delle classe operaia (evocato anche nei brevi ma intensi cicli coevi delle Miniere e delle Scenderie) e una strumentazione pittorica di ascendenza astratta, qui suggestionata, oltre che da Magnelli, dal futurismo di Balla (maestro storico dell’avanguardia italiana, quasi dimenticato nell’immediato dopoguerra, e proprio allora riscoperto dai giovani di “Forma”), da cui Turcato sembra mutuare il colorismo acceso e la rappresentazione simultanea degli eventi raffigurati.
Giulio Turcato, Porto
Porto
Dipinto
XX Sec.
Astratto
Artista
Cronologia
1950 circa
Materia e tecnica
Tempera su carta intelata
Misure
cm 43 x 62
Compilatore
Fabrizio D'Amico