Una figura di donna – frontale, nuda, le mani raccolte in grembo – occupa l’intera spazialità del dipinto. Si direbbe anzi che il supporto, il cartone di risulta di cui sempre nel dopoguerra Pirandello avrebbe scelto di servirsi, non basti a contenerla tutta, quella misera e inamena figura: in alto e in basso, il volto e le gambe sono come crudelmente tagliate. La materia, data e tolta cento volte dalla spatola, è pregna, eppur non s’ispessisce nei turgori orgogliosi di tanto tardo informale nostrano. Il colore, ristretto su una gamma variata di ocra e di verdi, sembra sottolineare l’atmosfera accaldata che la circonda.
Presentato alla Biennale del 1956, nella quale il pittore – vicino allora ai sessant’anni – ebbe una grande sala personale introdotta in catalogo da Nello Ponente, il dipinto, in bilico fra una sofferta dimensione emotiva e un’opposta tensione al ritmo astraente della luce, è perfettamente aderente alla poetica dell’astratto-concreto battezzata da Lionello Venturi e da lui propugnata in quegli anni per il “Gruppo degli Otto”: cui Pirandello non aderì per mere ragioni anagrafiche, cui si univano forse quelle di una sempre perseguita sua appartatezza, che avevano fatto sì che egli tenesse un punto di distanza, prima della guerra, anche dalla coinè della “Scuola Romana”.
Fausto Pirandello, Trama di nudo
Trama di nudo
Dipinto
XX Sec.
Figurativo
Artista
Cronologia
1954
Materia e tecnica
Olio su cartone
Misure
cm 102 x 68
Compilatore
Fabrizio D'Amico